LA NUOVA GENERAZIONE DI PITTORI SULLA SCENA SOCIO-CULTURALE DEL PROPRIO QUARTIERE

Sta di fatto che, per essere completo nel tracciare la storia della “Scuola”  pittorica di Ponticelli, occorre tenere in debito conto  i valori di cultura popolare. Per questa ragione il criterio dell’arte  nel sociale è consistito in un peculiare indirizzo etico che si sono  dato, sia come proposta creativa artistica   come docenti  di ruolo nelle scuole medie del proprio territorio.In special modo, resta da citare un gran fatto: la prima Mostra d’arte sociale a Ponticelli, presentata dalla cartolibreria “G. Guerretta” volta:a proporre un’iniziativa pionieristica in una  zona ad altra concentrazione demografica.

Di sicuro in questa manifestazione si  deve ravvisare un’iniziativa pionieristica, nel proporre una sorte di manifestazione culturale  valida per coinvolgere larga fascia del popolo. Fin tanto che gli espositori hanno inteso testimoniare,e attraverso l’arte, un valido esempio di spirito associativo.E intanto per ragione di cronaca elenchiamo i nomi di tutti gli artisti presenti in questa rassegna: Carmine Adamo, Antonio Bove, Nicola Campanile, Pasquale Coppola, Pasquale Cocozza, Luigi Di Sarno, Giuseppe Guadagnino, ciro Migliaccio, Aniello Mantice, Gennaro Mautone, Cesare Napolitano, Pasquale Napolitano, Lorenzo Scolavino, Quintino Scolavino, Salvatore Rea, Ugo Riccardi, Ennio Trimarchi, Salvatore Marrazzo.

Ovvero, il fare arte nel quartiere Ponticelli, non doveva  essere fino a se stesso ma piuttosto  privilegiare il  luogo come i sperimentazione del  ” movimento dell’arte nel sociale”. Per questa ragione il principio dell’arte al servizio della collettività è consistito in un indirizzo etico che, le nuove generazioni di pittori ponticellesi si sono dato: sia come nuove proposte creative  in promo luogo come lavoro professionale, da docenti di Educazione artistica nelle scuole statale, medie inferiore o superiore del territorio.

Così, in linea di tutto quello che abbiamo detto, per il momento ci soffermeremo a declinare i nomi e  le relative incidenze artistico-culturale di ciascuno degli artisti locali presenti in questa rassegna: così partiamo dal più emblematico:. Pasquale Coppola. . Innanzitutto di lui occorre dire che l’iter formativo è quanto mai emblematico rispetto gli artisti  di Ponticelli. Incomincia a studiare presso l’Istituto d’Arte di Napoli fin dall’età preadolescenziale, frequentando nel corso inferiore la sezione Pittura, poi  le superiori fino a conseguire la Licenza. Dopo si specializza nel corso di Magistero conseguendo il titolo di  Maestro d’arte, fino a completare  la formazione artistico-culturale frequentando l’Accademia di BB AA  di Napoli, ottenendo il Diploma del corso di Pittura. Eppure, di siffatta maturazione professionale, conta molto di più l’epilogo: l’assegnazione del ruolo di docente per le Discipline Pittoriche presso l’Istituto Statale d’Arte “Palizzi” di  Napoli, lavoro che ha svolto per diversi anni, fino a raggiungere i limiti  d”età di pensione.

Fin qui, c’è da rilevare un importante aspetto delle storie dei pittori di Ponticelli: non si tratta d’indicare pittori emuli di Coppola, ma  piuttosto tener conto delle  variegate attività d’artista: ovverosia Aniello Mantice, Salvatore Rea e Antonio Bove. Questa volta non si tratta di una comune adesione ad una   tesi concettuale ma soprattutto tener conto di tre ben distinte personalità. La loro pittura è il frutto della propria e ben distinta formazione storico-critica. In quanto essi, consapevoli ai modi di concepire il mondo; pervengono, in un modo  ben  preciso di operare nel sociale. Fin tanto partecipandovi in un modo relativo  a territori ben più vasti da quello di Ponticelli.

Aniello  Mantice, diplomato presso l’Istituto  Statale d’Arte  di Napoli, dopo aver conseguita l’abilitazione all’insegnamento d’arte, si trasferisce in Germania a studiare incisione. Di conseguenza viene apprezzato per capacità grafica molto avanzata e addirittura un suo lavoro viene molto apprezzato dal celebre artista Marc Schagall. Dopo avendo esaurite le esperienze tecnico-estetiche in Germania, ritorna a Ponticelli, dedicandosi ad eseguire interessantissime opere grafiche. Partecipa a varie mostre collettive fino ad avere  ampio  successo presso i residenti collezionisti d’arte.Infine si trasferisce in Sardegna per dedicarsi all’insegnamento delle tecniche grafiche, fino a risiedervi  per tutta la vita.

Salvatore Rea, a sua volta, come  è ricorrente per i i pittori di  Ponticelli, si forma studiando presso l’Istituto  Statale  d’Arte di Napoli e completa la formazione studiando all’Accademia di BB AA di Napoli, al Corso di Pittura diretto dal prestigioso Maestro Emilio Notte. Rea come professione  è stato docente d’ Educazione artistica  presso la scuola  media  di Volla. Esercitando  uno specifico genere della pittura: lo sport  del calcio che come sportivo ha praticato con amore per tutta una vita.

Antonio Bove, come del resto gli  altri artisti  di Ponticelli, ha studiato presso l’Istituto Statale d’Arte di Napoli e completa  l’iter di formativo all’Accademia di BB AA di Napoli, Corso di Pittura ed avente come maestro il pittore  Emilio Notte.. Come pittore e docente di ruolo, d’ Educazione artistica è presente  nell’ambiente culturale a Ponticelli a partire dalla prima metà degli anni Sessanta.  .

Infine, per misurare la vitalità  del ruolo d’artista svolto dagli artisti nel nostro quartiere, basta osservare come  lo snodarsi di siffatte gratificanti  congiunture storica  la   vocazione  del pittore è stato quello di essere  socialmente impegnato.. Fin  tanto che, per loro, l’esperienza fatta, frequentando  la Casa del Popolo di Ponticelli e specificamente aver dato vita all’annesso Gruppo “Claudio Molinari”. Pervenendo, addirittura, in una forma pionieristica a concepire il valore unico della cultura popolare autoctona.. Persino  s’innesca un processo  volto a   rinnovare dal profondo il fare cultura, operando nell’ambito del territorio e in special modo nel quartiere Ponticelli, rifacendosi ai testi Gramsci, Adorno, Marcuse, Pasolini ed Jung come  ideologia di base.

Eppure in questo periodo, tutti i giovani impegnati nel gruppo “Molinari” traevano gli spunti operativi direttamente dai testi dei loro corrispettivi docenti universitari: Specialmente il giovane neolaureato: l’architetto Michele Isola Esposito, che pervenne a proporre il recupero del centro storico di Ponticelli come applicazione sistematica dei principi teorici elaborati dal professore Roberto Pane a riguardo il recupero e tutela dei beni architettonici ed ambientali. Intanto, si cominciò a definire  l’ambito del primitivo nucleo urbano di Ponticelli come bene culturale ancor di più tutto da definire: si pervenne ad espletare un prolifero piano di ricerca definito: “Ponticelli imprevisto” . Per questo i i giovani dell’associazione Molinari  ( pittori e fotografi ) furono antesignani di tutta una serie di ricerche visive  riguardante  l’immaginario collettivo, persino si pervennero alla scoperta di una singolare tipologia architettonica, la “casa a corte” , fin tanto che  l’operazione culturale da loro messa in atto consisté  nell’essere la più rigorosa ideologia a riguardo il recupero post terremoto dei beni storici urbanistico- architettonici del quartiere di Ponticelli.

Fino a questo punto è importante ravvisare che l’apertura al sociale connota specialmente la creatività dell’ ultima generazione d’artisti di Ponticelli: Vittorio Cortini, Antonio Picardi ed Umberto Manzo. Il loro indirizzo linguistico è una palesa dimostrazione dell’arte organica al territorio. In realtà il ruolo radicale viene assunto da Picardi, poiché dalla lezione di Renato Barisani perviene alla teoria minimalista  funzionale al ruolo da grafic-design, invalso nelle civiltà più avanzate del mondo. In tale ottica egli finisce ad assumere una funzione  specialmente avanzata,. Contribuendo al rinnovo della grafica a Ponticelli, fino a che lo porta ad affiancare le attività delle tipografie esistente sul territorio.

Vittorio Cortini,  a sua volta si pone a  gestire il nuovo ruolo  di rinnovare le stante formule riguardante il Carro della Madonna della Neve di Ponticelli: con tale spirito, partecipa al concorso per il  progetto della “veste” del Carro,dell’anno 1993.  In particolare quest’opera dal contenuto propriamente  sacro in un serrato dialogo con i fedeli astanti. Eppure, per lui  questo porsi in dialogo con la cultura locale non è stato tanto  facile, né  tranquillo E nel contempo questo evento dirompente  segna l’inizio di un processo di sperimentazione delle forme e del colore a riguarda la nota macchina da festa di Ponticelli.

In questo senso la peculiare creatività di Umberto Manzo rispetto il folklore religioso di Ponticelli andrebbe vista in una dimensione di gruppo, vuoi perché il progetto della decorazione esterna del Carro reca il contributo di altri due artisti locali, Vincenzo Rusciano e Antonio Picardi. Tuttavia la nozione del sacro è parte  della forza comunicativa dell’opera, progettata  e realizzata tecnicamente all’unisono  con riscontri, in termini di linguaggio, autenticamente avanzato.

.  In conclusione, occorre affermare che ci troviamo di fronte a una nuova generazione di “pittori” , che hanno  trovato oggi, nel sistema dell’immaginario popolare  e più in generale nella società globale, l’occasione buona per essere più coerenti al  modo  – giusto di concepire il mondo e la vita.

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